Recensione/ Kingdom Hearts II

Square Enix e Disney tornano insieme per porre la parola fine alla minaccia di oscurità che incombe sui rispettivi mondi. Magnificenza grafica e ottima caratterizzazione dei personaggi sono i migliori biglietti da visita di un’avventura che, altrimenti, si rivela meno entusiasmante del previsto

Un cuore matto

Kingdom Hearts II
Sviluppatore: Square Enix
Editore: Square Enix
Distributore: Square Enix
Genere: Azione/RPG
Piattaforma: PlayStation 2
Titoli Correlati: Kingdom Hearts (PlayStation 2); Final Fantasy VII (PlayStation 2); Skies of Arcadia (Dreamcast, GameCube)

Lasciare il giocatore nel mezzo di un’avventura senza fornire tutte le risposte ai quesiti sorti dopo decine di ore è uno degli espedienti più sfruttati per giustificare un seguito. Kingdom Hearts II ha l’unico scopo di concludere l’avventura di Sora e compagni, interrottasi nel primo episodio con un finale sì lieto, ma anche piuttosto aperto. Senza voler anticipare nulla a chi non avesse ancora giocato a Kingdom Hearts, è bene chiarire che questo secondo capitolo si riallaccia profondamente al precedente, senza però risultare ostico per i novizi. Tant’è che, in principio, Kingdom Hearts II sembra un titolo che nulla ha a che fare con il predecessore.

Square Enix ha organizzato una delle aperture più lente nella storia degli Action-RPG, mettendo il giocatore nei panni di un nuovo personaggio, Roxas, in un’altrettanto nuova località denominata Twilight Town. La vicenda è introdotta in maniera frammentaria mediante flashback e scene d’intermezzo, che risultano pericolosamente scollegate l’una dall’altra creando talvolta una sensazione di smarrimento. Ci si trova a combattere contro una nuova forma di nemici – i Nobodies, ovvero dei corpi senza cuore – e contro una misteriosa Organizzazione XIII, che sembra essere interessata a Roxas e a Kingdom Hearts. Per un titolo che promette oltre 50 ore di gioco, non si tratta di certo di un buon inizio, considerato che il ritmo si rinvigorisce solo dopo una decina di ore.


E’ proprio il ritorno di degli amici di sempre, Sora, Pippo, Paperino, che risveglia il giocatore dal torpore emozionale causato dai nuovi personaggi. Il trio di eroi improvvisati, imprigionati in un lungo sonno per diversi anni, si rimette in viaggio per ritrovare Riku - l’amico scomparso durante il primo episodio – soltanto per scoprire che i mondi sono ancora minacciati da Heartless, Nobodies e dalla misteriosa Organizzazione XIII. La vicenda non manca di stupire il giocatore con colpi di scena e improvvisi cambi di direzione, ma la narrazione non funziona come dovrebbe. Nonostante l’avventura goda di un ritmo maggiore nella seconda parte, si risente ancora della sensazione di smarrimento provata in principio e talvolta è difficile sentirsi coinvolti fino in fondo. Parte della responsabilità è da attribuire al bilanciamento poco riuscito fra la vicenda principale e quella dei personaggi secondari.



Laddove il primo episodio ha saputo miscelare con astuzia i vari mondi e personaggi Disney e SquareSoft, facendo ruotare tutto e tutti intorno al pericolo degli Hearless, Kingdom Hearts II risulta solo un anonimo miscuglio di situazioni a sé stanti. I mondi da visitare gettano il giocatore in una perfetta riproduzione delle vicende già viste nei rispettivi lungometraggi, che, però, hanno poco o nulla a che fare con l’avventura principale. Quasi fosse un espediente per allungare il brodo, le scene di intermezzo si dilungano per diversi minuti, arrivando a oltre una decina, inaccettabili, per raccontare la storia d’amore de La Sirenetta, peraltro già vista al cinema. Kingdom Hearts II, per questi motivi, fallisce nel replicare il coinvolgimento risultato dal primo episodio, sia dal punto di vista narrativo che di coesione fra i vari mondi rappresentati.


I miglioramenti di Kingdom Hearts II rispetto al primo episodio si evidenziano soprattutto nel sistema di controllo, finalmente epurato dalle anacronistiche scelte del predecessore. La telecamera è controllabile tramite la leva analogica destra ed è possibile assegnare ai tasti dorsali varie azioni per velocizzarne l’esecuzione. Square Enix si è impegnata, inoltre, per introdurre diverse novità al sistema di combattimento, che ora permette al giocatore di assumere 4 forme differenti, ciascuna con le proprie potenzialità e caratteristiche. L’uso delle forme è vincolato al riempimento di una nuova barra di energia, denominata Drive, che si aggiunge alla barra per le magie. Ciascuna delle forme è in grado di evolversi in 7 livelli differenti, che donano a Sora nuove abilità come salti più alti, la possibilità di evasione dai nemici o la facoltà di planare in salto. A queste si aggiungono le numerose abilità che si acquisiscono con l’accumulo di punti esperienza, le consuete magie, le evocazioni di personaggi amici e le micidiali combinazioni con Pippo o Paperino, ovvero le Trinity.

E’ un peccato che, a fronte di queste novità non corrisponda un’adeguata meccanica di gioco. Tutto quanto descritto nel paragrafo precedente, infatti, è del tutto inutile al fine del completamento dell’avventura, in quanto è possibile giungere fino in fondo semplicemente premendo il tasto X a ripetizione, proprio come nei peggiori hack’n slash. Non v’è dubbio sull’elevata componente scenica dei combattimenti - fatti di scintille, scie colorate ed evoluzioni improbabili – ma la strategia risulta quasi del tutto assente. La ripetitività dei combattimenti, estenuanti soprattutto quando si vuole accumulare esperienza, contribuisce al distacco dall’avventura, in quanto non vi è una vera e propria sfida, almeno al livello di difficoltà standard.


Mettendo a confronto i due episodi sul campo delle quest secondarie e del design dei livelli, Kingdom Hearts II viene inevitabilmente sconfitto. Non vi sono side quest di rilievo, se non una rivisitazione del libro di Winnie the Pooh, la ricerca degli ingredienti per sintetizzare nuovi oggetti e le sfide al Colosseo di Ercole. La trasformazione del livello di Atlantide in una serie di minigiochi ritmici costituisce la novità più rilevante in termini di gameplay. Vi sono altri minigiochi fra cui spiccano le corse sullo skateboard, penalizzate, però, da un sistema di controllo veramente terribile. I livelli, infine, risultano poco approfonditi e l’apparente vastità viene smascherata dalle molteplici barriere invisibili che impediscono di approfondire l’esplorazione dei luoghi proposti.

Kingdom Hearts II è un titolo imperfetto, i cui difetti superano abbondantemente i pregi. Eppure, qualcosa di magico tiene il giocatore incollato al pad, imponendogli di terminare l’avventura al 100% nonostante il gioco abbia mostrato tutti i propri limiti ancor prima di giungere a metà avventura. Forse si tratta della cura maniacale con cui sono ritratti i mondi da esplorare, che riproducono in tutto e per tutto le ambientazioni e le sensazioni vissute al cinema, oppure l’innegabile carisma dei personaggi principali, doppiati (in inglese) con maestria e passione. O ancora la magnificenza grafica che caratterizza tutto il gioco, capace di allontanare la tentazione della nuova generazione grazie all’orgia audiovisiva decisamente al di sopra delle aspettative. Si giunge a punto in cui non importa quanti difetti si abbiano, in quanto questi divengono parte dell’esperienza stessa. C’è chi ha sempre sognato di far parte della propria fiaba preferita e che, quindi, troverà in Kingdom Hearts II una longeva fonte di divertimento.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: realizzazione tecnica eccellente; doppiaggio ottimo; personaggi carismatici
Replay Value: discreto. Completare l’avventura al 100% richiederà qualche ora in più
Aspetti Negativi: sistema di combattimento senza strategia; scarsa coesione fra i vari mondi; novità di gameplay poco utili; scene di intermezzo a volte invadenti
In Sintesi: Kingdom Hearts II chiude la saga lasciando l’amaro in bocca per un capolavoro mancato. Il primo episodio è stato costruito con maggior coerenza, fattore che costa a Kingdom Hearts II parte dell’attenzione del giocatore. L’avventura risulta comunque godibile, soprattutto per gli appassionati.

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