Recensione/ Okami

Un lupo bianco e il suo pennello per salvare il Giappone. L’ultimo titolo di Clover lascia stupefatti per la raffinata realizzazione tecnica e il gameplay mai banale, regalando a tutti i possessori di PlayStation 2 un nuovo capolavoro

Okami
Sviluppatore: Clover
Editore: Capcom
Distributore: Electronic Arts
Genere: Azione/Avventura
Piattaforma: PlayStation 2
Titoli Correlati: The Legend of Zelda: The Wind Waker (GameCube)

Un vero artista

Recensire Okami dopo che lo studio di programmazione – Clover Studio, già responsabile dell’ottimo Viewtiful Joe – è stato smantellato suscita un certo rammarico. E’ forse vero che l’industria videoludica non ha più spazio per titoli che fanno del gioco un’arte? Perché Okami è uno di quei titoli capaci di lasciare il segno. A partire dal superbo stile grafico che trasforma i freddi pixel della tv in una tela che, nelle mani di un’abile pittore di un Giappone medievale ormai dimenticato, narra la storia fra il bene e il male, una nuova lotta fra la dea del sole, Amaterasu – per l’occasione divenuta un lupo bianco –, e un terribile serpente a otto teste. Si viaggerà lungo tutto il Paese del Sol Levante, si incontreranno demoni e si faranno nuove amicizie, si correrà alla ricerca di tesori nascosti e si rivitalizzerà la natura di una terra morente, quasi una critica ai giorni nostri. Dopo aver lasciato il pad, la mentre non potrà fare altro che tornare sulla tela per ripensare ai colori, alle situazioni, ai personaggi incontrati qualche ora prima. Sono segni di un gioco che va oltre alle metriche tradizionali del divertimento elettronico, sostenuto dalla critica ma, a quanto pare, incapace di suscitare lo stesso entusiasmo nel pubblico.


L’originale stile grafico fa da sfondo a un’avventura altrettanto inusuale, ricca di atmosfera e di umorismo. Sebbene Amaterasu sia dotata di armamentario di diverso tipo per disfarsi degli avversari, sono le diverse tecniche di pittura che imparerà durante il suo peregrinare a fare la differenza. Premendo il tasto R1, infatti, l’azione si ferma e muta in una vera e propria tela su cui Amaterasu può disegnare utilizzando un pennello magico. Disegnando un cerchio in cielo si trasforma la notte in giorno, tracciando un segmento netto si tagliano oggetti e nemici, colorando le parti mancanti di un oggetto lo si ricostruisce e così via. Sono disponibili una dozzina di tecniche di pittura, ciascuna delle quali viene sbloccata dopo aver liberato il corrispondente dio nascosto nelle aree di gioco. Il pennello diviene parte integrante dell’azione, in quanto si rende necessario sia in combattimento, sia durante le fasi di esplorazione. L’uso è vincolato alla quantità di inchiostro disponibile che, una volta esaurito, rende il pennello inutilizzabile per qualche manciata di secondi.

Fatta eccezione pei i boss intermedi che si incontrano qua e là, i nemici sono visibili sullo schermo e possono essere fronteggiati semplicemente andandogli incontro. I combattimenti si svolgono in un cerchio piuttosto ristretto in cui si devono affrontare non più di quattro nemici per volta. Nonostante gli scontri con avversari di livello superiore richiedano l’uso di diverse tecniche di pittura, la difficoltà si mantiene su livelli piuttosto bassi, trasformando i combattimenti una routine più che una vera sfida. La possibilità di evitare i demoni rende gli scontri davvero rari, lasciando alle fasi di esplorazione la parte del leone. Parlare con i personaggi che popolano i villaggi apre la strada verso le numerose missioni secondarie o divertenti minigiochi e offre notevoli spunti su come proseguire l’avventura. La caratterizzazione del cast secondario è ottima e non manca di incontrare individui davvero strambi e bizzarri, capaci di strappare qualche risata soltanto osservandoli. I dialoghi sono condotti con l’aiuto di Issun – il minuscolo compagno d’avventure di Amaterasu – e sono caratterizzati da una spiccata vena umoristica, sebbene la quantità di testo da leggere sia spesso eccessiva. Minigiochi e missioni secondarie garantiscono una varietà invidiabile al gameplay e incentivano il giocatore a rovistare in ogni angolo dello schermo alla ricerca di tesori nascosti.

Il ritmo pacato e lento con cui prosegue l’avventura può essere considerato uno dei pochi lati negativi del capolavoro di Clover Studio. La parte iniziale spaventa i giocatori arrendevoli a causa della lunga introduzione – circa 30 minuti di testo – e in diverse occasioni si rende necessaria una sferzata di adrenalina per tenere vivo l’interesse del giocatore. Anche i lunghi caricamenti inficiano negativamente sul ritmo, soprattutto quando delle semplici animazioni – come offrire cibo agli animali – richiedono diversi secondi di caricamento. Sono necessarie oltre 40 ore di gioco per esplorare le vastissime aree di gioco e scovare tutti i segreti. Nonostante la buona libertà d’azione e la possibilità di visitare pressoché tutte le zone in qualunque momento, il gioco mantiene una certa linearità a causa dei continui moniti di Issun, un incessante cicerone che elargisce consigli fin troppo approfonditi su come proseguire nel gioco. Si tratta di una comodità per i neofiti, ma di un deterrente per gli esperti, il cui spirito di iniziativa viene in qualche modo messo in secondo piano.

Come anticipato in apertura di recensione, Okami può contare su uno stile grafico unico, accomunabile forse a The Legend of Zelda: The Wind Waker. La tecnica del cel shading è stata rielaborata con maestria e l’uso di un filtro filigranato contribuisce a garantire l’aspetto di un vero quadro in movimento, che restituisce un mondo coloratissimo degno di essere incorniciato. Il motore grafico concede qualche rallentamento solo in rarissimi casi, un difetto peraltro trascurabile di fronte a uno dei migliori titoli mai realizzati su PlayStation 2. L’atmosfera di gioco è sostenuta da musiche ed effetti sonori perfettamente a tema, capaci di riportare alla contemporaneità il passato nipponico. Peccato per l’assenza di un vero e proprio doppiaggio dei dialoghi.. Originale nello spirito, traboccante di stile e coadiuvato dal gameplay mai banale, Okami è davvero il canto del cigno di Clover Studio, un gioco che, alla stregua di ICO, siamo sicuri che verrà ricordato negli anni a venire. Con una migliore calibrazione del ritmo e qualche punto di difficoltà in più sarebbe stato irraggiungibile: allo stato attuale è semplicemente sublime.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: stile grafico inconfondibile; uso del pennello intrigante; grand dose di umorismo; longevo e divertente; gameplay vario
Replay Value: buono. L’avventura principale va ben oltre le 40 ore di gioco, a cui se ne aggiunge qualcuna se lo si desidera sviscerare fino in fondo
Aspetti Negativi: tanto, troppo testo da leggere; caricamenti a volte inopportuni; a volte manca di ritmo; vasto ma un po’ troppo guidato
In Sintesi: Okami è il miglior canto del cigno che Clover potesse offrire. Graficamente splendido, intrigante e longevo, coinvolge e diverte il giocatore proiettandolo in un mondo che ha del magico. Sebbene il ritmo pacato potrebbe non adeguarsi a tutti i palati, ci sentiamo di consigliarlo a tutti i possessori della console Sony

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