Recensione/ Call of Duty: World at War

Gli appassionati ricodano Call of Duty 3 come il peggior episodio della serie. Riuscirà Treyarch a riscattare la fiducia dei videogiocatori dopo i fasti di Modern Warfare a cura di Infinity Ward?

Call of Duty: World at War
Sviluppatore: Treyarch
Editore: Activision
Distributore: Activision
Genere: Shooter
Piattaforma: Xbox 360 (disponibile per PC, PlayStation 2, PlayStation 3, Wii)
Titoli correlati: Call of Duty 4: Modern Warfare (PC, PS2, PS3, Xbox 360); Far Cry 2 (PC, PlayStation 3, Xbox 360); Fallout 3 (PC, PlayStation 3, Xbox 360)

To Hell and Back

C’è un profondo sbilanciamento nel valutare un episodio di Call of Duty sviluppato da Treyarch rispetto a uno prodotto da Infinity Ward. Linearità e azione a singhiozzo divengono marchi di fabbrica nelle mani di Infinity Ward, mentre vengono biasimati come stantii difetti se perpetrati da Treyarch; l’uso della formula vincente della serie è inevitabilmente identificato come pigrizia e gli esempi sarebbero ancora tanti. E’ bene quindi ripulire la mente dai pregiudizi e valutare Call of Duty: World of War per quello che è: un avvincente sparatutto in prima persona.

Poche ma significative magagne tengono il nuovo episodio di Activision a un passo dall’essere un “gran bel sparatutto”. Non gli si può certo fare un torto, ma tornare alle atmosfere della Seconda Guerra Mondiale dopo aver provato gli ordigni bellici del “Modern Warfare” appiattisce l’esperienza. In una salsa o nell’altra abbiamo già vissuto le gesta di questa o quell’altra parte in gioco su pressochè tutti i fronti: ora è la volta assaltare Berlino nei panni dei Russi e di prendere posizione a Okinawa sbaragliando le forze nipponiche. L’azione sul fronte orientale è particolarmente ben riuscita grazie alle tecniche di combattimento giapponesi basate su imboscate e mimetismo, che costringono a misurare i propri passi. Il lanciafiamme – altra novità – si rivela indispensabile per stanare le forze nemiche, sebbene gli effetti sullo scenario siano limitati.

In più punti Call of Duty: World at War mostra il suo procedere sui binari. I muri invisibili costeggiano l’area di gioco anche quando ci si aspetterebbe di poter vagare nella selva, la guerra si mette in pausa in attesa di raggiungere il prossimo checkpoint, gli effetti sull’ambiente sono pressochè inesistenti ed è spesso difficile personalizzare i propri attacchi se non in rare occasioni. Si tratta di limiti che infastidiscono solo chi cerca uno sparatutto più profondo e libero, poichè per tutti gli altri l’esperienza di gioco offerta è certamente di alto livello. Finchè si seguono i binari, infatti, si viene coinvolti fino in fondo nell’atmosfera tetra e lugubre dei territori di guerra, complice l’ottima realizzazione tecnica che ritrare con realismo la crudeltà delle battaglie. La modalità in cooperativa permette fino a quattro giocatori di prendere parte alla campagna principale, rendendo l’azione ancora più immersiva.

Anche la struttura di gioco mostra il fianco quando si tratta di raccontare con coerenza il fluire delle varie battaglie. I filmati che precedono i livelli sono diretti con maestria, ma in qualche modo mancano di chiarezza. Pesa particolarmente la mancanza di continuità fra i livelli, che impedisce di proseguire con l’arsenale appena acquisito per ricominciare sempre con le armi standard. Il suddetto lanciafiamme viene così relegato in specifiche missioni, evidenziando ulteriormente la natura confinata dell’ambiente di gioco. Non mancano alcuni momenti di frustrazione anche ai livelli pià bassi a causa dell’effetto devastante delle granate, spesso troppo vicine per uscirne illesi e allo stesso tempo troppo lontane per essere rispedite al mittente.

Le innovazioni, in definitiva, si limitano alle modalità in cooperativa e a qualche accorgimento di gameplay che rinfresca l’esperienza di gioco senza però prendere quella svolta decisiva che molti si aspettavano dopo Modern Warfare. Le sezioni aeree o a bordo dei carri armati sono delle varianti appetibili alla consueta meccanica di gioco, peccato siano fin troppo limitate nel corso dell’avventura. Per il resto, Treyarch ha disposto (quasi) tutti i tasselli nel posto giusto per garantire una longevità più che discreta in singolo e un’elevata giocabilità in multiplayer, capitalizzando naturalmente sui risultati dell’episodio precedente. Gli scontri online sono ancora una volta caratterizzati da un sistema di classi che premia i giocatori più assidui e coadiuvati da un’ampia schiera di appassionati che popolano l’universo bellico virtuale.

Sarebbe un peccato se World at War vivesse al’ombra di Modern Warfare, che deve parecchia della sua popolarità al cambio radicale di ambientazione (e alla componente multiplayer, ovviamente). Il lavoro di Treyarch è curato, avvincente e longevo: questo dovrebbe bastare.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: gameplay funzionale; nuove tecniche di guerra; lanciafiamme; azione coinvolgente
Replay Value: ottimo. Modalità multiplayer ottima
Aspetti Negativi: linearità e azione scandita dai checkpoint; granate un po’ troppo fastidiose
In Sintesi: il gameplay collaudato è il migliore biglietto da visita di Call of Duty: World at War, che riproduce con successo gli scenari della Seconda Guerra Mondiale rimanendo fedele agli standard della serie

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