Recensione/ Child of Eden

C'è chi adora Rez e lo eleva da semplice videogioco ad arte, e chi pensa che la storia della sinestesia sia solo un'ottima trovata di marketing. Child of Eden si appresta ancora a dividere gli animi, ma importa davvero quando abbiamo di fronte qualcosa che, forse, non è nemmeno più un videogame?

Child of Eden
Sviluppatore: Q Entertainment
Editore: Ubisoft
Distributore: Ubisoft
Genere: Sparatutto / Rhythm' game
Piattaforma: Xbox 360 con Kinect (versione PlayStation 3 con PS Move in uscita a Settembre)
Titoli correlati: Rez (Dreamcast, Playstation 2, Xbox 360); Flower (PlayStation 3)

Il colore del suono

Child of Eden è un videogame. Ci sono un obiettivo da raggiungere, pericoli da evitare e una persona da salvare; un mirino traccia i colpi - con il Tracer si spara a raffica, con il Lock-on si inviano colpi a ricerca - per annientare i nemici che ci conducono al boss di fine livello. Allo stesso tempo, Child of Eden trascende il concetto di videogame. Catalogarlo in un unico genere è un'impresa, data la fusione di diversi elementi di sparatutto e di rhythm' game, e descriverlo come un semplice sparatutto su binari (sebbene di questo si tratti) sarebbe alquanto riduttivo. Seguendo le orme di Rez, il nuovo lavoro di Tetsuya Mizuguchi è un'esperienza nuova che miscela sensazioni che appartengono a differenti sfere sensoriali.

Nell'esplorare i cinque mondi di gioco per salvare Lumi - una riproduzione nell'universo cybernetico della prima persona nata nello spazio - si attraversano le varie fasi dell'evoluzione umana mentre si purifica il cyberspazio dall'attacco di un virus. Il primo senso coinvolto è la vista. In "Evoluzione" si parte dagli albori della vita con la nascita delle cellule, in "Bellezza" si rimane a bocca aperta davanti alle meravigliose e gigantesche forme di vita, oppure in "Passione" si vede il progresso tecnologico fino a un satellite gigante. Child of Eden è visionario dal punto di vista grafico e dipinge sullo schermo un balenare di colori e di forme morbide e organiche in netta contrapposizione con Rez. Si rimane affascinati da boccioli che si tramutano in fiori quando purificati, oppure dai petali del boss di fine livello che girano vorticosamente, in una danza stupefacente ma altrettanto pericolosa.


Tutto si muove al ritmo delle musiche di Genki Rockets - gruppo prodotto dallo stesso Mizuguchi - che si miscelano alla perfezione con i colori sullo schermo, divenendo parte integrante dell'esperienza. Ascoltatore e direttore d'orchestra allo stesso tempo, il giocatore contribuisce alla creazione della musica lasciando andare i colpi lock-on a tempo, realizzando i cosiddetti Octa-lock (ovvero mirando a otto bersagli contemporaneamente) per moltiplicare il punteggio. Abbandonata la techno pesante di Rez, in Child of Eden rimane il ritmo calzante, ma si prediligono tonalità e strumenti più morbidi, accompagnati dai dolci canti di Lumi (che è anche la starlette del gruppo) che fungono da richiami.


In ultimo, il movimento inteso come tatto. Non tanto quando si prende il pad in mano - che offre l'esperienza di gioco più tradizionale - quanto attraverso Kinect. Child of Eden è il miglior esempio di come Kinect possa migliorare il coinvolgimento grazie alla completa libertà da qualunque sistema di controllo. Con la mano destra si utilizza il lock-on, spingendola in avanti si lanciano i colpi, con la sinistra si attiva il Tracer, mentre buttandole entrambe in aria si attiva l'Euforia per ripulire lo schermo. La reattività ai gesti è eccellente, pressochè senza alcun ritardo, garantendo un tracciamento dei propri gesti davvero incredibile. Provato nella giusta atmosfera - luci soffuse e con impianto surround o buone cuffie - è solo questione di minuti per dimenticare tutto ciò che si trova intorno a noi e immergersi completamente nel sogno di Child of Eden.


E' vero che cambiando mano velocemente - soprattutto nelle sezioni a là Ikaruga, dove il colore dei nemici indica l'arma da usare - la telecamera tende a sobbalzare un po' troppo, oppure che quando si attiva l'euforia la visuale si sposta verso l'alto facendo perdere di vista il fulcro dell'azione: difetti per lo più trascurabili, che si fanno sentire solo quando si entra in competizione per raggiungere i punteggi più alti. In questo caso, il pad offre un'affidabilità migliore - passare dal Tracer al lock-on è questione di premere il tasto X o A - oltre che l'appoggio indispensabile della vibrazione per rilasciare i colpi a tempo di musica. Purtroppo la magia non dura a lungo, in quanto i cinque mondi si esauriscono in poco più di un'ora. Il livello aggiuntivo "Speranza" permette di cimentarsi in mezz'ora di purificazioni continue e piacerà agli appassionati di Rez e i bonus da sbloccare incentivano a cimentarsi nei vari mondi per ottenere valutazioni migliori, ma è sempre troppo poco per chi valorizza (non necessariamente a torto) l'esborso in base alle ore di gioco.


Ma come anticipato in apertura, Child of Eden va oltre i normali canoni di valutazione in quanto va oltre il concetto di puro videogame. E' un'esperienza multisensoriale che di certo non troverà spazio nella razionalità e nel pragmatismo, ma che germoglierà grazie alle emozioni che riesce a suscitare mentre divulga un messaggio di speranza e felicità con immagini e musica. Salva Eden. Salva Lumi.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: onirico e magico; commistione di musica e colori; esperienza ottimale con Kinect
Replay Value: discreto. Bonus da sbloccare e livello aggiuntivo "Speranza"
Aspetti Negativi: qualche problema di telecamera con Kinect; solo 5 mondi più uno bonus
In Sintesi: Child of Eden va oltre i canoni videoludici per divenire un'esperienza completa fra movimento, musica e colori mai sperimentata prima d'ora

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